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Definizione di “Comunità Energetiche Rinnovabili” 

Le CER – Comunità Energetiche Rinnovabili sono entità giuridiche, formate da individui, aziende o enti diversi, collaborano per produrre, utilizzare e distribuire energia elettrica, generata da fonti rinnovabili all’interno di un’area geografica delimitata. Le fonti rinnovabili prese in considerazione dalla normativa, non si limitano al fotovoltaico, ma includono l’eolico, l’idroelettrico e il geotermico.

L’impianto, o gli impianti possono essere di proprietà della comunità, o essere messi a disposizione da uno solo o più dei membri partecipanti (anche da un soggetto terzo). Chi produce, auto consuma e mette a disposizione della comunità l’energia in eccesso è definito PROSUMER mentre chi solamente utilizza l’energia della comunità viene chiamato CONSUMER. Sono figure entrambe fondamentali per il bilanciamento della comunità anche considerando che l’incentivo previsto, è solo per l’energia prodotta e consumata contestualmente.

L’obiettivo di ciascuna CER è quello di fornire benefici ambientali, economici e sociali ai suoi membri e alle comunità locali in cui operano. La condizione tecnica è che i membri siano serviti dalla stessa Cabina Primaria di distribuzione. Una cabina primaria coinvolge in media 50.000 persone. 

Le CER ambiscono a incentivare la sostenibilità, l’indipendenza energetica, l’educazione e la consapevolezza ambientale, ma anche la promozione della pace, andando di fatto a ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche fossili che alimentano i conflitti internazionali. Nel suo piccolo, ogni Comunità Energetica Rinnovabile riduce questa dipendenza e toglie risorse economiche volte a finanziare le guerre.

 

Le CER permettono inoltre un migliore sfruttamento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili a livello locale. Permettono di gestire i picchi di potenza e gli squilibri intrinsechi alla produzione di energia da parte delle fonti di energia rinnovabile, favorendo lo scambio locale dell’energia.

Le CER sono infine una azione concreta contro i cambiamenti climatici di origine antropica. Il legame tra la crisi climatica e la questione energetica è strettamente legato al fatto che gran parte delle emissioni di gas a effetto serra che contribuiscono al cambiamento climatico sono causate dalla produzione e dal consumo di combustibili fossili, come il petrolio, il gas e il carbone. L’uso di fonti energetiche rinnovabili, come l’energia solare, eolica, idroelettrica e geotermica, riduce l’uso di combustibili fossili, limitando le emissioni di gas serra. La sostituzione graduale delle fonti energetiche fossili con quelle rinnovabili nella produzione di energia elettrica, ad esempio, riduce l’emissione di gas serra e promuove la sostenibilità, riducendo la dipendenza energetica da fonti esterne. Le CER, quindi, contribuiscono concretamente al percorso di transizione ecologica indicato dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, presente nelle politiche comunitarie e sempre più emergente nelle scelte politiche del nostro Paese. 

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Interpretazione Riduzionista Attuale 



Attualmente, un’interpretazione delle CER le riduce a semplici modelli di business per la generazione e distribuzione di energia verde, o addirittura strumenti per “fare soldi”, in vista soprattutto degli incentivi statali previsti. Questa visione limita il loro potenziale, concentrandosi soprattutto sulla questione tecnica “energetica” ed “economica” trascurando l’importanza della costruzione della “comunità” nei nostri contesti sociali, dove i territori hanno avuto profonde trasformazioni, anche nelle componenti etniche, linguistiche e culturali. La CER può essere lo strumento per plasmare la consapevolezza ambientale, aumentare la resilienza locale, rafforzare la coesione sociale partendo dall’esigenza comune dell’energia da affrontare insieme e con modalità sempre nuove. 

L’impianto, o gli impianti possono essere di proprietà della comunità, o essere messi a disposizione da uno solo o più dei membri partecipanti (anche da un soggetto terzo). Chi produce, auto consuma e mette a disposizione della comunità l’energia in eccesso è definito PROSUMER mentre chi solamente utilizza l’energia della comunità viene chiamato CONSUMER. Sono figure entrambe fondamentali per il bilanciamento della comunità anche considerando che l’incentivo previsto, è solo per l’energia prodotta e consumata contestualmente.

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Potenzialità e Prospettive Future

Le CER presentano un potenziale enorme per trasformare la nostra relazione con l’energia. Entrando in una CER si compie un atto “politico” nel senso più nobile del termine: si sceglie per sé e la propria comunità un beneficio economico – il costo dell’energia cala – un beneficio sociale – si sviluppano nuove forme di aggregazione e di vita sociale – ed un beneficio ambientale – si riduce la dipendenza dalle fonti fossili e si compie un passo concreto contro la crisi climatica. Per realizzare questo potenziale, è necessario un quadro politico e normativo favorevole che promuova e sostenga lo sviluppo delle CER; siamo infatti tutti in attesa dei decreti attuativi del Ministero dell’Ambiente, che erano previsti per Giugno 2022.

L’impianto, o gli impianti possono essere di proprietà della comunità, o essere messi a disposizione da uno solo o più dei membri partecipanti (anche da un soggetto terzo). Chi produce, auto consuma e mette a disposizione della comunità l’energia in eccesso è definito PROSUMER mentre chi solamente utilizza l’energia della comunità viene chiamato CONSUMER. Sono figure entrambe fondamentali per il bilanciamento della comunità anche considerando che l’incentivo previsto, è solo per l’energia prodotta e consumata contestualmente.

Avviare una Comunità energetica deve presupporre il “rischio del coinvolgimento”; le società nelle quali viviamo, sono in continua trasformazione, ma anche dove non ci sia più una lingua, o una cultura condivisa, le esigenze energetiche sono comuni a tutti. Partendo anche da questi bisogni comuni, possiamo costruire nuove modalità di coinvolgimento del territorio, al di là delle differenze. 

Sul fronte economico, le CER possono stimolare lo sviluppo locale, creando nuove opportunità di lavoro nel settore delle energie rinnovabili e mantenendo i benefici economici all’interno della comunità. Se poi la CER si connota come CERS, dove la “S” sta per solidale, può offrire anche una risposta concreta alla povertà energetica, che affligge moltissime famiglie, creando comunità più resilienti e autosufficienti. 

Tecnicamente le CER e le CERS sono identiche, ma CER Solidale nasce da una visione di Ecologia Integrale che è un approccio sistemico alla protezione dell’ambiente e alla promozione della giustizia sociale, evidenziato nella lettera enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, che considera l’interconnessione tra ambiente naturale, economia e società: Tutto è connesso! 

L’ecologia integrale è un approccio complesso alla crisi ecologica perché affronta contemporaneamente la crisi economica, sociale e ambientale che stiamo vivendo. Mette in evidenza la necessità di un’azione congiunta e interdisciplinare per risolvere la crisi ambientale globale e promuovere la tutela della vita umana e dell’ambiente naturale. Questo approccio richiede di prendere in considerazione la complessità delle questioni ambientali e di promuovere la partecipazione attiva e la responsabilità individuale e collettiva nella protezione dell’ambiente.

L’ecologia integrale presuppone la partecipazione attiva e la responsabilità individuale e collettiva nella cura della casa comune ed “esige anche di fermarsi a pensare e a discutere sulle condizioni di vita e di sopravvivenza di una società, con l’onestà di mettere in dubbio modelli di sviluppo, produzione e consumo” (LS, n.138), tenendo conto del fatto che prendersi cura della casa comune richiede un conseguente impegno sociale (pace, lavoro) e un’attenzione alla sostenibilità economica (solidarietà).

Oggi viviamo in un’era che è stata definita Antropocene, dove la presenza umana è il principale fattore che determina le dinamiche biologiche e geologiche del pianeta. Siamo immersi culturalmente nella Piramide Gerarchica di San Tommaso che vede l’uomo al vertice, e dobbiamo riscoprire l’intuizione di Francesco d’Assisi che la supera: non più il dominio dell’uomo sulla terra, ma il governo della terra sull’uomo! 

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa,et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”. In questo versetto del Cantico di Frate Sole, San Francesco parla del governo della natura sull’uomo: governare qui non significa dominare, ma, come anche per la nostra cultura contadina, significa prendersi cura e servire.

Alla luce di questa visione di San Francesco dove la terra è sorella e madre che si prende cura di dell’uomo, l’uomo è chiamato a fare altrettanto nei confronti  degli altri e della casa comune: ogni Comunità Energetica Rinnovabile (e Solidale) è un passo concreto in questa direzione, perché rinuncia alla logica di dominio tipica del modello predatorio sottostante allo sfruttamento delle fonti fossili e si apre al governo materno della terra che mette a disposizione le energie rinnovabili e disponibili per tutti.

Per approfondire

Beppe Lanzi

Beppe Lanzi

Emiliano di nascita e bassanese d’adozione, dopo oltre un decennio speso nella cooperazione internazionale allo sviluppo (Albania, Sudan, Sud Africa e America Latina), oggi sono un imprenditore che si occupa di ecologia integrale e sviluppo sostenibile con l’obiettivo di costruire ponti tra il mondo dell’Economia Circolare e quello della Finanza Etica.

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